Interazioni in architettura tra Svizzera e Italia. Lugano come crocevia e laboratorio (1943 - 1960)

L’emanazione nel 1938 delle Leggi razziali da parte del regime fascista, lo scoppio della Seconda guerra mondiale e, infine, le conseguenze dell’armistizio dell’8 settembre 1943, segnano uno spartiacque nelle interazioni fra Italia e Svizzera nell’ambito dell’architettura: pur nella drammaticità del momento, il riparo nella confederazione dà infatti la possibilità agli architetti e agli ingegneri italiani di continuare quell’attività professionale e didattica forzatamente interrotta e di intraprendere quel percorso che traccerà un solco assai profondo nella storia dei proficui rapporti tra la Svizzera e l’Italia, su cui non esiste alcuno studio comprensivo.

Lugano, in queste vicende, ha svolto un ruolo di crocevia e laboratorio: crocevia per aver accolto in prima istanza buona parte degli architetti e degli ingegneri che avevano trovato riparo in Svizzera durante le vicende belliche; laboratorio perché, a partire soprattutto dal secondo dopoguerra, è luogo di elaborazione (e di messa alla prova) di un’architettura di respiro europeo, permeata dalla cultura italiana e al contempo dalla temperie d’Oltralpe. Attraverso la ricostruzione della rete di relazioni stabilita dai protagonisti di quella stagione (considerata cioè nella sua più ampia estensione, comprendendo, oltre agli architetti, gli ingegneri, i committenti, gli artisti, gli intellettuali), e l’analisi degli altri vettori di questo scambio (come la circolazione di volumi e periodici sui due versanti; l’organizzazione di eventi espositivi, la partecipazione a convegni, giornate di studio, seminari, conferenze pubbliche; la partecipazione a trasmissioni radiofoniche e televisive, ecc.) e l’analisi delle opere, realizzate nel distretto di Lugano, che ne sono l’esito, il progetto intende ricostruire una pagina della nostra storia (non soltanto architettonica) non ancora sufficientemente indagata.

La ricerca, finanziata dalla Fondazione Ferdinando e Laura Pica-Alfieri, s’inserisce nel quadro del progetto “L’architettura fra Svizzera e Italia: scambi e interazioni, 1943-1960”, promosso dall’Archivio del Moderno, di cui costituisce il primo atto.

Responsabile
Nicola Navone, Archivio del Moderno-USI

Ricercatori
Giovanni Conca, Archivio del Moderno-USI
Matteo Iannello, Università degli Studi di Udine, ricercatore aggregato AdM-USI